Amministrare la ricchezza dell’altro/a

VANGELO DI LUCA ICONA

COMMENTO AL VANGELO – LC 16,1-13

Di commenti sulla ricchezza, su mammona, sul rapporto del servo con il padrone, sulla condivisione dei beni…se ne leggono così tanti che non saprei cos’altro si potrebbe aggiungere.
Allora cerchiamo di cogliere un aspetto leggermente diverso e che comunque ritroviamo sempre all’interno del Vangelo di domenica 22 settembre (Lc 16,1-13)

Quando Gesù dice «E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?» sottolinea quanto è importante per me stesso, la cura che pongo nell’amministrare la ricchezza degli altri.
Ma non è che si rivolge ai banchieri, ai bancari e ai promotori finanziari; si rivolge ad ognuno di noi, si rivolge a me.
Io, ogni giorno, mi metto in relazione con altre persone (in famiglia, nel lavoro, a scuola, nella comunità, nella società…) e ognuno di loro porta con se il suo conto corrente di “capitale umano”. Gesù mi spiega che io non posso e non devo sfruttare in maniera sbagliata quel valore, mi ricorda che devo esserne un bravo amministratore; e il bravo amministratore ha la <br>capacità di far crescere, di far rendere anche pochi spiccioli. Questo versetto ci fa capire che se non siamo fedeli, quindi se non ci fidiamo, se non ci appoggiamo, se non consideriamo per noi importante, vitale, la ricchezza che l’altro porta con se, e se non siamo capaci di accorgerci del valore dell’altro, del suo contributo in termini di capitale umano, non saremo mai detentori di nessuna ricchezza (chi vi darà la vostra?). Se non riusciamo ad amare l’altro/a per quello che è (per la sua dose di ricchezza, poca o tanta che sia), non saremo mai neanche capaci di ricevere l’Amore che dio ci dona. Se teniamo chiuso il conto corrente nei confronti di qualsiasi tipo di versamento l’altro può farci, ci perderemo sicuramente l’investimento di capitale che Dio stesso è pronto a fare su di noi.

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