Combattiamo il drago

Una breve riflessione, nel giorno in cui si festeggia San Giorgio, dedicata a tutti gli scout, che lo hanno eletto loro patrono.

Mai come in questo particolare periodo storico segnato dalla pandemia con la conseguente crisi economica, sanitaria, educativa, familiare, sociale, religiosa e di fede, si discute attorno a termini come “ricominciare”, “ripensare”, “rivedere”, “rinnovare”; espressioni che ci sollecitano ad aprirci al “nuovo”.

Ma questo “nuovo” è purtroppo chiuso nella torre segreta della nostra anima, in attesa di essere liberato da qualche prode cavaliere che possa sconfiggere il drago che se ne sta di guardia davanti al portone.

Ogni donna e ogni uomo dovrebbe essere consapevole che periodicamente è necessario e indispensabile pianificare la propria lotta contro il drago.

Il drago da sempre, in molti racconti, impersona il custode del tesoro o il carceriere della bella principessa. Jung e Neumann leggevano questo mito come una proposta alla nostra psiche del percorso attraverso il quale l’essere umano conquista la coscienza. Il drago è il simbolo «… delle forze impersonali presenti nel profondo della psiche umana, che nutrono e sorreggono, oppure inghiottono e distruggono, la debole e indifesa coscienza dell’uomo.» (E. Harding, L’energia psichica).

Come ci suggerisce papa Francesco, «oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca». Ci stiamo tutti accorgendo che qualcosa è cambiato per sempre e «le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere».

Siamo così chiamati a prendere coscienza di questo fatto; dobbiamo dare vita a qualcosa di nuovo, dobbiamo ricominciare, aprirci alla generatività, scoprire il tesoro o liberare la principessa.

Dobbiamo sperare che questa pandemia ci abbia fatto capire che non possiamo smettere di combatter il drago, sentendoci ormai arrivati; ma che è necessario abbandonare ogni nostro atteggiamento passivo, acritico e conservatore.

La creatività, che dorme nel fondo della nostra coscienza, aspetta che il suo cavaliere vada a liberarla. Aspetta che un nuovo San Giorgio sfoderi la sua spada e con coraggio uccida il temibile carceriere.

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