CONSERVIAMO IL NOSTRO TRONO?

Erode voleva conservare il suo trono e non si faceva scrupoli… e noi?

Quando ci rapportiamo ai brani evangelici che la liturgia ci propone nel periodo di Natale siamo soliti metterci nei panni dei pastori, dei magi, prendiamo spunto da Maria e da Giuseppe per cercare di fare il nostro cammino di fede sulla scorta di questi esempi che la Scrittura ci offre.
Ma c’è un personaggio che suscita disprezzo per le sue azioni e che giustamente viene sempre stigmatizzato ed è lungi da poter essere preso come buon esempio.
Allora, facciamo una cosa: prendiamolo per quello che è, assumiamolo come cattivo esempio e rapportiamolo ugualmente alla nostra vita.
Matteo ci informa che all’udire la notizia della nascita di Gesù, Erode rimase turbato, con tutto quello che poi ne consegue.<br>Noi invece, festeggiamo questo evento e ne siamo tutti lieti. Ma poi, siamo sicuri che nei giorni successivi alla natività di nostro Signore, questa voglia di fare festa continui o invece, non veniamo anche noi assaliti lentamente, giorno dopo giorno, quasi inconsapevolmente da un certo turbamento?
Certo, se Gesù lo teniamo ad una distanza di sicurezza, possiamo tranquillamente continuare a dirci felici, ma se lui ci gioca lo scherzo di venire a nascere proprio nella “nostra città”?
Perché se lo abbiamo vicino lui, tra le tante cose, ci ricorderà quello che il Padre aveva già detto al popolo di Israele e cioè che di Dio ce n’è uno e, nel nostro cuore, nelle nostre scelte, deve stare al primo posto.
Per far questo dobbiamo rinunciare a tante cose (piccole, grandi, di valore, di poco conto ecc.) ma dobbiamo comunque rinunciare e allora, forse il nostro istinto di conservare il nostro “trono” ci porta ad allontanarci da lui, a dire “vabbè io adesso non sono pronto” e rimaniamo turbati quando qualche “mago” ci ricorda che lui è nato e questa cosa non può lasciarci indifferenti.

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