I Maggio

I Maggio, festa del lavoro, memoria di San Giuseppe lavoratore.

Di cosa si parla, comunemente, il giorno del primo Maggio?
Di coloro che non hanno un’occupazione o ne hanno una poco decorosa,
o senza un carattere di stabilità. Ovvio. Certo. Comprensibile, condivisibile e giusto.
Ma ci sono tanti, per fortuna, che un lavoro ce l’hanno; che hanno un contratto a tempo indeterminato; che percepiscono un buon stipendio.
Perché, per una volta, noi che vediamo riconosciuto questo diritto, non approfittiamo di questa ricorrenza per fare una verifica sul rapporto che ognuno di noi ha con il lavoro?
Quanto tempo gli dedico? Gli impegni lavorativi mi consentono di fare la mia parte all’interno della famiglia?
Il monte ore lavoro è in giusto equilibrio con il monte ore di non-lavoro, oppure sono così preso dall’azienda, dall’impresa, dall’ufficio… che a mia moglie/marito, ai miei figli dedico solo gli “scarti” del mio tempo?<br>Nella festa del lavoro, credo che ognuno di noi debba fare i conti con quanto sta facendo e con le scelte che compie quando si tratta del proprio lavoro. E’ davvero necessario continuare con questo impiego che mi porta via tutte le energie? Quando scegliamo il lavoro o quando non siamo disposti a cambiarlo, lo facciamo quasi sempre pensando al guadagno. Ma io credo sia necessario pensare invece al costo. Quanto mi costa guadagnare questo mio stipendio?
Lo so che non è facile. Ci sono tante dinamiche che reggono la scelta del lavoro di ognuno di noi. Ma se facciamo una verifica seria, sono sicuro che ci accorgeremo di quante occasioni abbiamo perso, a quante possibilità
non abbiamo dato seguito, solo perché ci sembrava assurdo sacrificare parte del nostro stipendio.
Al termine di una giornata passata con i figli o con il coniuge, oppure dopo alcune ore nelle quali abbiamo messo a disposizione il nostro tempo per aiutare qualcuno, per renderci utili nei confronti di chi ne ha aveva
bisogno, fermiamoci a riflettere se questo tempo è stato importante nella nostra vita e se davvero riusciamo a dedicare a queste cose, a certi valori, tutto quello che possiamo oppure restano sempre un ritaglio strappato
alle giornate, ai mesi, agli anni assorbiti dal nostro lavoro.

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