IL CULTO GRADITO

IL CULTO CHE LUI GRADISCE (artt. 104-105)

Avete presente il disappunto che si prova quando si sta parlando con una persona e questa gira lo sguardo da un’altra parte e non ci segue più con gli occhi?
Percepiamo quel gesto come un chiaro avvertimento che il nostro discorso pare non essere molto interessante. Non è una sensazione piacevole anche se poi magari si risolve con il fatto che in realtà l’attenzione era ancora presente anche se l’interlocutore aveva gli occhi distaccati dalla nostra persona.
Ecco, noi rischiamo che questa cosa accada con Dio. Il profeta Amos ci ammonisce: «Lontano da me il frastuono dei tuoi canti».
Papa Francesco al n. 104 della Gaudete et Exsultate ci ricorda che «la preghiera è propizia se alimenta una donazione quotidiana d’amore» e che il nostro essere santi/cristiani parte dal fare qualcosa per gli altri.
Dobbiamo entrare in questo circolo virtuoso: pregare Dio che ci doni il suo spirito, che ci faccia intravedere la nostra strada, che ci doni la forza per essere prossimi di ogni persona che incontriamo quotidianamente.
La preghiera, quella vera, ci dà la linfa per donarci all’altro senza misure.
Solo così, quando in chiesa intoneremo i nostri canti, Dio non volgerà l’orecchio altrove, ma ci ascolterà ben attento, felice dei suoi figli.

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