IL PRIMO NATALE
Torniamo anche noi, con Ficarra e Picone, al primo natale della nostra fede.
A un film comico non gli si può chiedere molto di più oltre al fatto di riuscire a fare ridere. Ma un film comico, se ben realizzato, può avere dietro di sé anche un messaggio meno lieve di quello che fa apparire in superficie.
“Il primo natale” tocca un tema che coinvolge tutti noi: la nascita di Gesù; un evento che, nel film, vede protagonisti, oltre a Maria, Giuseppe e Gesù, anche un ladro di oggetti sacri (Ficarra) e un prete (Picone) magicamente catapultati dal 2019 in quel luogo dell’ “anno zero”.
Il film sembra volerci dire che è arrivato il momento di guardare in faccia la realtà delle nostre chiese (una chiesa semi vuota, triste, con un’assemblea di soli anziani) e ripensare la nostra fede (il prete che per risolvere i problemi invita a «pregare, pregare, pregare» e poi si ritrova con il problema irrisolto); una fede che spesso è fatta di tradizioni che pur nella loro bontà, rischiano di farci perdere il gusto vero del messaggio evangelico (la maniacalità con la quale il prete Picone cerca di realizzare il presepe vivente). Ma per fortuna Dio ci mostra la strada da percorrere, forse un po’ strana, surreale, magari anche pericolosa, ma ci dà una (o più) possibilità di “tornare indietro”, alle origini del nostro essere cristiani.
Sta però a noi aprire gli occhi, magari aiutati da altri che spesso neanche conosciamo, che ci appaiono lontani e con una cultura differente dalla nostra (la famiglia giudea che accoglie Ficarra e Picone).
Se ci creiamo questo “viaggio” verso il primo natale, potremmo scoprire che Maria è una creatura come noi e proprio per questo non condivide che le si possa chiedere di fare miracoli straordinari (Ficarra e Picone le chiedono il miracolo di riportarli al 2019) perché la fede va posta in Dio creatore e nel suo progetto di vita.
Avvicinandoci alla sorgente della nostra fede, potrebbero sgretolarsi tante immagini che ci siamo autocostruiti e che ci coprono la visione del “vero” Dio (Picone non riconosce san Giuseppe perché, diversamente dalla sua convinzione, non ha né barba né bastone con punta ricurva).
In questo cammino di maturazione potremmo anche apprendere che gli unici miracoli che possiamo attenderci sono quelli che noi realizziamo per gli altri e gli altri per noi in nome dell’Amore (Ficarra e Picone si travestono da Maria e Giuseppe e rischiamo la vita pur di fermare la strage dei bambini ordinata da Erode).
E alla fine del nostro “viaggio” forse avremmo anche la sfacciataggine di andare contro al “si è fatto sempre così” togliendo anche noi, dal presepe, il bue e l’asinello.