IO STO CON I FIGLI DI ZEBEDEO

Breve commento/riflessione sul brano evangelico di Marco che riguarda gli ormai noti figli di Zebedeo: Giacomo e Giovanni. Mc 10,35-45.

Poiché scrivo questo post di sabato e visto che il brano evangelico in questione sarà letto nella celebrazione eucaristica di domenica, vi annuncio che abbiamo poco meno di un giorno per salvare i figli di Zebedeo. Oggi mi sono prefissato questo compito; 24 ore, da oggi a domenica, quando verrà proclamato il brano del Vangelo di Marco [Mc 10,35-45] è il tempo a disposizione per salvare Giacomo e Giovanni dalle accuse che molti, commentando le parole dell’evangelista o riflettendoci su, si sentiranno in cuor loro di fare.

Qualcuno dirà che i due discepoli si sono comportati male perché volevano “fregare” gli altri dieci anticipandoli sulla richiesta a Gesù; alcuni li additeranno quali cattivi maestri da non seguire se si vuole diventare dei buoni cristiani; qualcun’alto farà osservare come la loro preghiera nei confronti del maestro è l’anti-preghiera per eccellenza. Io, invece, vorrei che ognuno di noi si mettesse nei panni di Giacomo o di Giovanni.

Eccoci, siamo lì che seguiamo Gesù, abbiamo lasciato tutto, abbiamo assistito ai prodigi del maestro, abbiamo ascoltato la sua parola, osservato ogni suo gesto e da giorni siamo suoi discepoli perché qualcosa è sbocciato nei nostri cuori; sentiamo che dal nazareno proviene una forza particolare (non sappiamo ancora cos’è lo spirito santo).Però a un certo punto ci viene in testa una domanda, direi legittima: ma, una volta che tutto questo sarà finito, una volta che Gesù avrà terminato la sua missione, che ne sarà di noi? In questo regno dei cieli che lui ci ha tante volte descritto, ci sarà un posto per noi che abbiamo cercato di fare del nostro meglio? Credo che la domanda “incriminata” nasca da questa situazione personale. Due ragazzi (due uomini) che si sentono di chiedere al messia se una volta finita la loro vita terrena potranno in qualche maniera godere ancora della presenza del maestro fra loro. Non capita anche a noi di pensare al momento in cui dovremmo togliere il disturbo e domandarci quale sarà la nostra fine? Non vi viene spontaneo sperare che Dio ci possa accogliere tra le sue braccia? Non ci è lecito ambire a sedere alla destra e alla sinistra del Dio Trinità?

Beh, se anche voi la pensate così, lanciamo un hashtag: #IoStoConIFigliDiZebedeo.
Un abbraccio.

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