LA GIOIA DELLA MORTE

La gioia della morte. Quasi una contraddizione in termini; come si può essere felici per un evento così doloroso?
Eppure nel brano del vangelo di Giovanni (vedi sotto) Gesù sembra che ci dica proprio questo, utilizzando l’immagine della donna partoriente. Il dolore dell’evento (che è umano, è ragionevole, è evidente) viene però presto superato dalla gioia della novità, di una nuova vita che nasce.

La nostra morte è questo: una seconda nascita. In un incontro, il teologo Carlo Molari, a chi gli chiedeva parole di conforto in merito all’aldilà rispose (non è un virgolettato, ma cerco di riportare al meglio il senso) paragonando la nostra vita a quella del feto; lui non vede sua madre, ma è in contatto con lei; anche se entrambi sembrano vivere in due mondi separati, in realtà solo pochi centimetri li separano. Al momento della nascita tutto diventerà “più chiaro”.

Gesù oggi ci dice «vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà»; e quindi (prendendo in prestito il titolo dell’ultimo libro di Alberto Maggi) la morte sarà per noi “L’ultima beatitudine“.

Gv 16,20-23a.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.»
La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.
Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia».

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