L’ARTE DI GUARIRE

Dopo “L’arte di ricominciare”, don Fabio Rosini ci offre una riflessione su “L’arte di guarire”.

Dall’introduzione:

Nell’estate del 1993 accompagnai un gruppo di giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù con san Giovanni Paolo II a Denver, negli USA.
Nella notte prima della S. Messa con il Papa eravamo in mezzo ad un caos indescrivibile, e in quella bolgia parve opportuno dire qualcosa ai giovani, storditi dall’invasione di carne umana che ci circondava; allora mi balenò in mente la figura di una donna sanguinante che in mezzo ad una
folla opprimente riesce a toccare Gesù e a guarire. Sulla base di quel Vangelo spiegai ai ragazzi come potevano provare a vivere quel momento. Quel che c’era da dire era talmente importante e luminoso che alla fine non ero soddisfatto e sentivo che bisognava dirlo meglio.
Ilaria – una ragazza di allora che oggi è la saggia madre di sei figli – tornata a Roma trascrisse la catechesi, dicendo che secondo lei era molto valida. Diedi una scorsa al testo e presi atto che effettivamente era migliore di quanto pensassi. Ma restavo perplesso, come chi si sente al principio di qualcosa da accogliere meglio, da recepire in modo più profondo.
Tornai molte volte su quel testo, che continuò a svelarmi le potenti luci che conteneva, e lo usai più volte come introduzione riassuntiva per gli avventori ritardatari all’esperienza delle Dieci Parole.
Ma capivo che l’uso che facevo di quella storia era riduttivo, continuavo a sentire la frustrazione della notte di Denver, e attendevo che la Provvidenza prendesse l’iniziativa.
Tanti anni dopo, nel 2012, suor Fulvia, attuale madre badessa del Monastero Agostiniano dei SS. Quattro Coronati in Roma, mi propose le sue profonde intuizioni su quella stessa storia e ci lavorammo insieme a favore di una decina di ragazze che erano in discernimento. Fu molto efficace. Infine nel 2013 con un gruppo di sacerdoti – gli stessi con cui più tardi elaborammo il corso sui sei giorni della Creazione – proponemmo a circa duecento giovani il corso sull’affettività (come seconda parte del corso base sul discernimento) e il testo dell’emorroissa ci apparve come la
strada maestra di quell’itinerario. Finalmente sentivo di rispettare il segreto di quella Parola. In quel momento prese forma un’esperienza che poi fu ripetuta molte volte – sempre meglio e sempre in più luoghi.
Dei percorsi che ho proposto ai giovani – a parte le Dieci Parole e i Sette Segni – questo sentiero di guarigione della vita interiore e affettiva è quello che ha riscosso sempre maggior entusiasmo, più del corso sui sei giorni della Creazione, che è la filigrana del libro L’arte di ricominciare.
Ora ha una scansione definita e ha portato tanti frutti.

Questo libro rende fruibile questo itinerario, in forma scritta, ossia più lineare, approfondita e ordinata dell’edizione verbale da trincea fin qui praticata. Il libro è suddiviso in tre parti che affrontano i temi della diagnosi, della guarigione e del permanere sani.
Chi mi legge dovrà aver pazienza nella prima parte, quella in cui si fa il viaggio un po’ amaro della consapevolezza, in cui non saranno proposte soluzioni ma solo prese d’atto, e questo non è facile da accogliere. Infatti sono stato molto indeciso se proseguire. E l’editore ha faticato non
poco a convincermi ad intraprendere questa avventura.
La stesura del libro è stata un grande combattimento fra verità e misericordia: c’era da chiamare per nome i molti vuoti che portiamo dentro ma non scoraggiarsi, anzi imboccare la via della libertà e non lasciarla più.
Solo il Messia sa fare questa sintesi. Solo Cristo sa unire la nostra povera carne umana con la Vita secondo lo Spirito Santo, la vita Divina.
Invoco lo Spirito Santo su chiunque intraprenderà questa avventura, perché lo consoli e lo illumini sempre.

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