LETTERA AL PAPA
La lettera che padre Ortensio da Spinetoli scrisse a papa Francesco
Nel 2013 padre Ortensio da Spinetoli scrive a papa Francesco per presentare una proposta che nasceva dalla sua triste esperienza di teologo osteggiato “pesantemente” dalle autorità ecclesiastiche, preposte al “controllo” delle verità di fede; esperienza che aveva segnato molti anni della sua esistenza di uomo di fede e di chiesa.
La ricordiamo in occasione del quinto anniversario della sua morte improvvisa il 31 Marzo 2015 e della presentazione a Recanati il prossimo 28 Marzo della ristampa del libro «LA PREPOTENZA DELLE RELIGIONI» edito da ChiareLettere.
L’idea che propone al santo padre, visto «il rinnovamento ecclesiale che sembra voler mettere in atto», è quella di «un raduno dei “dispersi di Israele”, cioè di quanti nella chiesa hanno subìto incomprensioni, preclusioni, esclusioni, condanne, a motivo non di reati ma delle loro legittime convinzioni teologiche, bibliche o etiche.»
Con questa richiesta Ortensio voleva rendere più esplicita la sua convinzione che «la fede, che è comunione con Dio, è la stessa in tutti i credenti, mentre il modo di intenderla, che è teologia, non può essere che molteplice, a seconda dei luoghi, dei tempi, delle culture di coloro che l’accolgono; ancor più diversificati sono i modi di esternarla ossia di celebrarla (religione).
La giustificazione del suo operato (sanzionato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede) e di quello di tanti altri teologi e studiosi, Ortensio la trova nell’esperienza stessa di Gesù che era di «indole mite e umile, la sua predicazione propositiva e non impositiva, il suo stile parenetico e non dommatico, i suoi temi preferiti quali l’accoglienza, la carità, l’amore, il perdono, nessuno può mai pensare che possa aver negato il suo riferimento, peggio abbia messo al bando chicchessia o abbia suggerito ai suoi di fare altrettanto con chi non era in sintonia con il suo e il loro insegnamento» e cita il passo evangelico di Luca (Lc 9,50) quando Gesù risponde con un «Lasciatelo stare» indirizzato a coloro che gli avevano «riferito di aver messo a tacere uno che si avvaleva del suo nome senza essere del gruppo.»
Si rifà anche ad un altro pontefice, Giovanni XXIII «veramente saggio oltre che santo» che «ripeteva che la chiesa è un giardino tanto più bello quanto più ricco di molteplicità e varietà di fiori»
E ricorda di come anche il concilio Vaticano II abbia «riconosciuto per la prima volta anche al cristiano la libertà di coscienza, cioè la facoltà di parlare del proprio credo secondo le sue conoscenze e competenze» precisando che «non si tratta di avallare un sincretismo religioso ma di rispettare le donazioni che ognuno ha ricevuto da Dio.»
Abbozza anche una lista di nomi di quelli che lui definisce «caduti sul fronte delle lotte di liberazione del penultimo e ultimo secolo, a cominciare dall’Abbé Alfred Loisy fino ai padri José Marìa Dìez-Alegrìa e Pierre Teilhard de Chardin.»
Poi Ortensio riporta anche un bel paragone con il giorno di Pentecoste quando «il vento dall’alto non investì solo Pietro e gli apostoli, ma l’intera moltitudine ivi radunata, tanto giudei che proseliti, cretesi ed arabi, parti ed alamiti (At 2,9-11)» e si dice convinto che «anche la tanto invocata unione delle chiese cristiane potrebbe più facilmente realizzarsi poiché le divisioni non provengono dal Vangelo ma dall’irrigidimento della chiesa di Roma che ha mutuato le strutturazioni del passato impero!»
A chiusura della sua lettera resta l’auspicio di una «chiusura definitiva del supremo tribunale o ex Sant’Uffizio, perché troppo in contrasto con il messaggio centrale del Vangelo, imperniato sulla carità e sul perdono prima che sulla giustizia, tantomeno quella punitiva che è propria dei regimi totalitari.»
Questa lettera ci dà una veloce presentazione di Ortensio da Spinetoli, definito «uno straordinario teologo controcorrente» e del quale bisognerebbe leggere almeno una parte dei suoi scritti, magari a cominciare dall’ultimo libro «L’INUTILE FARDELLO» (uscito postumo) o da quello di imminente uscita (prevista per il 20 febbraio) «LA PREPOTENZA DELLE RELIGIONI»