L’INUTILE FARDELLO

“L’inutile fardello” di Ortensio da Spinetoli

Certi libri sono “pericolosi” perché ti mostrano nuove strade senza però dirti dove ti porteranno, o meglio, te lo dicono ma non te ne offrono la certezza.

Ovviamente anche i sentieri sui quali arranchiamo ogni giorno non ti danno la sicurezza dell’approdo certo, ma almeno riusciamo a consolarci con il fatto di essere in tanti e da secoli (o decenni) a percorrerli.

Ma il cristiano sa (e ce lo ha ricordato papa Francesco) che il discepolo è anche missionario e in quanto tale non può stare rinchiuso tra le sue quattro mura più o meno confortevoli.

E allora, se ci si incammina, si può correre il rischio di imbattersi in autori come Ortensio da Spinetoli e il suo ultimo libro (Ortensio è morto il 31 marzo 2015) “L’inutile fardello” edito da Chiarelettere.

Un “cammino” di circa 70 pagine, quindi breve, ma che ti schianta di fatica per i dislivelli che ti offre.

Ortensio, forte dei suoi studi e della sua preparazione teologica, prova a farci ripensare la figura di Gesù cercando di ripulirla dalle incrostazioni che nei secoli le si sono attaccate addosso, nella convinzione che oltre ad essere un’operazione responsabile, è anche un’azione che può portare esiti positivi perché è proprio ritrovando il “vero” Gesù che potremmo avere una fede più originale, salda, bella e che risponde meglio ai nostri desideri di donna e uomo del ventunesimo secolo.

Questa riscoperta di Gesù porta l’autore a verificare se anche il suo messaggio possa avere subìto, nel tempo, degli “aggiustamenti” e ovviamente non può non farci riflettere sull’ultima cena e su quello che da essa ne è nata e cioè l’eucarestia che, come Ortensio ricorda, è il centro della vita della chiesa.

Successivamente il libro ci provoca presentando alcuni di quelli che l’autore definisce “equivoci di fondo” che hanno purtroppo condizionato la vita di tanti cristiani e della chiesa dai primi secoli fino ai giorni nostri ed infine, l’ultimo capitolo affronta due “eresie” (così le chiama Ortensio da Spinetoli) che sono nate proprio da un voler edulcorare (spesso in maniera del tutto legittima ed “umana”) il messaggio di Cristo e quello di San Francesco; trattando infatti di questa seconda “eresia” viene evidenziato senza esclusioni di colpi quanto i seguaci del santo di Assisi si siano allontanati dalla sua spiritualità, sin dai primi anni dopo la sua morte.

Concludo utilizzando le parole di Alberto Maggi, poste in quarta di copertina, mettendovi in guardia sin da ora che “L’inutile fardello” è un libro che va messo tra «i testi vivamente sconsigliati a chi ha paura di tutto ciò che è nuovo»

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