ODIERAI IL PROSSIMO TUO

Il libro scritto da Matteo Maria Zuppi, cardinale di Bologna, e dal giornalista Lorenzo Fazzini – edito da Piemme.

Dalla presentazione del libro:

«Ama il prossimo tuo come te stesso»: è il comandamento evangelico forse più difficile da rispettare oggi, in un Paese incattivito, dove i rapporti e la comunicazione sono dominati dall’aggressività, le porte delle case sono chiuse agli estranei, le donne e gli immigrati sono vittime frequenti di violenze verbali e fisiche. Dove l’inimicizia e le fratture si propagano anche all’interno della comunità dei credenti. Come uomo di Chiesa, Matteo Maria Zuppi ritiene urgente affrontare la questione dell’odio, un sentimento che ci disumanizza e ci condanna alla solitudine. Tanto più se lo percepiamo come forza capace di proteggerci dalle minacce e ripagarci delle ingiustizie subite. Tessendo una riflessione in dialogo con scrittori, filosofi e teologi, attingendo a vicende storiche ed esperienze personali, il cardinale di Bologna si interroga sulle paure che alimentano l’ostilità e l’intolleranza. E indaga le conseguenze dell’individualismo sfrenato che induce le persone a idolatrare il benessere personale e le rende impermeabili alla sofferenza altrui, ma anche più fragili e incapaci di pensarsi in relazione agli altri. L’odio ha una capacità distruttiva spaventosa: non lo si può giustificare né tollerare. Bisogna rigettarlo. L’antidoto a questo veleno è l’amore. Non solo per i cristiani. Anche per i non credenti e i fedeli di altre religioni, l’unica risposta possibile è la fraternità. L’invito di Zuppi è una sfida: a ritrovare l’autentica solidarietà, intesa come partecipazione alla vita degli altri; a guardare al pluralismo religioso come a un’opportunità per ritrovare le ragioni della propria fede; a promuovere l’accoglienza che difende la vita; ad aprirsi all’amore, forza creativa capace di cose grandi, che costituisce la dimensione più autentica di ogni essere umano.

Queste riflessioni nascono da alcune conversazioni avute nel corso del 2018 e 2019. A tema, il crescente e latente rancore presente nella società italiana, la violenza verbale e fisica, la cattiveria sociale e mediatica, il vero e proprio odio instillato, fatto germogliare e riversato su alcune categorie di persone, in primis i migranti, ma anche presente nella stessa Chiesa, sui social, nella piaga del femminicidio, in tanti altri modi. Anche il Censis ha parlato di un’Italia in cui è diffusa «una sorta di sovranismo psichico prima ancora che politico», che «talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria – dopo e oltre il rancore – diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare».
In questo clima, che sembra scompaginare all’improvviso il nostro modo di guardare agli altri, ma che viene da lontano, queste riflessioni – un dialogo e un ragionamento che hanno assunto la forma di libro – avanzano, come in
una conversazione con chi legge, la proposta di una prospettiva evangelica, secondo cui la fraternità è la vera vocazione alla quale è chiamata ogni persona. Una prospettiva che quando viene presa sul serio diventa feconda di bene per la comunità umana. È la speranza che c’è anche in questo piccolo libro.

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