TANA!
Esiste qualcosa di peggiore dal condurre una vita nascosti?
Credo di no, perché vivere nascosti equivale a non vivere. Noi siamo persone e quindi insieme di relazione che, stando nascosti, ovviamente non si creano o si interrompono. Vivere nascosti non vuol dire passare le proprie giornate all’interno di un bunker o di zone segrete della propria casa. Per vivere nascosti è sufficiente abbandonare il disegno di Dio su di noi.
Dio ci ha creati a sua immagine. Cosa possiamo pensare di più bello che essere a immagine di Dio?
Dovremmo essere entusiasti di mostrarci per come siamo; ognuno con i suoi pregi e (per carità) anche i suoi difetti, ma sempre in tensione verso il diventare somiglianza del nostro Creatore.
Siamo, invece, preda di un gioco malvagio. Siamo pedine che si lasciano spostare dal maligno. Ci chiudiamo in noi stessi, costruiamo muri più alti di noi, abbassiamo gli sguardi, spegniamo i nostri sorrisi e incrociamo le braccia.
Perché tutto questo?
Un’indicazione ce la offre il libro della Genesi quando ci racconta che il serpente si rivolge in modo ingannevole alla creatura umana e le fa credere che essere a immagine di Dio non è sufficiente; occorre essere al posto di Dio.
Ma l’Ādam non è capace di contenere e di comprendere tanta “grandezza” eppure cede alle promesse del serpente e si lascia suggestionare dall’aspetto buono, gradevole e desiderabile che quella proposta possedeva. L’Ādam aveva avuto da Dio la possibilità di mangiare i frutti di tutti gli alberi presenti nel giardino. Tutti. Quindi aveva massima libertà. Anche loro erano comunque desiderabili, e in loro avrebbe trovato bontà e gradevolezza.
Ma la creatura cambia strada. Non accoglie quanto Dio ha preparato per lei e si ritrova in una situazione penosa. Sente i passi del suo creatore e lei si nasconde per paura. Ecco come siamo ridotti: nascondersi, fuggire al sommo bene, all’Amore. La nostra vita passata a nascondersi; a sfuggire da Dio, dagli altri e da noi stessi dimenticando quello che siamo e per che cosa siamo stati creati.
Auguro a me e a te, che stai leggendo, di poter tornare a sentire i passi di Dio e di avere il desiderio di non nascondersi ma di corrergli incontro.