Trasmissione della fede

In un articolo pubblicato sul numero di Agosto-Settembre 2022 del mensile “VITA PASTORALE” Armando Matteo sottolinea le odierne difficoltà che il cammino di trasmissione della fede incontra all’interno delle famiglie e delle comunità cristiane.

Il teologo Armando Matteo, in linea con quanto già espresso in alcuni dei suoi ultimi libri nei quali si interroga sulla “fuga” degli adulti dalle comunità parrocchiali, dalle celebrazioni eucaristiche e più in generale dal “sentirsi” cristiani e testimoni nei confronti delle nuove generazioni, sottolinea come in questo XXI secolo si sia pericolosamente interrotta la prassi della trasmissione della fede principalmente all’interno delle famiglie.

Nel ricordare che «mai come in questo e al più alto livello di magistero era stato riconosciuto il fenomeno della rottura nella trasmissione generazionale della fede cristiana, riprende le parole di papa Francesco che al n. 70 dell’Evangelii gaudium scrive:

«Nemmeno possiamo ignorare che, negli ultimi decenni, si è prodotta una rottura nella trasmissione generazionale della fede cristiana nel popolo cattolico. È innegabile che molti si sentono delusi e cessano di identificarsi con la tradizione cattolica, che aumentano i  genitori che non battezzano i figli e non insegnano loro a pregare, e che c’è un certo esodo verso altre comunità di fede. Alcune cause di questa rottura sono: la mancanza di spazi di dialogo in famiglia, l’influsso dei mezzi di comunicazione, il soggettivismo relativista, il consumismo sfrenato che stimola il mercato, la mancanza di accompagnamento pastorale dei più poveri, l’assenza di un’accoglienza cordiale nelle nostre istituzioni e la nostra difficoltà di ricreare l’adesione mistica della fede in uno scenario religioso plurale».

Una condivisibile motivazione, individuata da Matteo, che ha portato a questo stato di cose è che “la comunità credente […] presuppone come attiva, all’interno delle famiglie cristiane, la trasmissione della fede ai rappresentanti delle nuove generazioni. E continua a fare quello che ha sempre fatto, con più o meno piccoli aggiustamenti».

Bisogna prendere coscienza che, come da tempo ci insegna Francesco, siamo in un cambiamento d’epoca durante il quale ci si sta rendendo conto che la cristianità è giunta ormai al termine.

Occorre pertanto responsabilmente «riconoscere che è tempo di operare una traduzione pastorale nuova del cristianesimo».

In definitiva, a mio avviso, questo breve ma interessante articolo di Armando Matteo ci spinge a riprendere in mano l’Esortazione del pontefice Evangelii Gaudium perché al suo interno c’è un nuovo mondo, un nuovo universo che non dobbiamo scoprire, perché ne siamo già parte, ma del quale dobbiamo prendere atto. Se veramente vogliamo continuare a trasmettere la nostra fede nel dio di Gesù Cristo, è indispensabile che ognuno di noi inizi questo cammino che nel suo essere “nuovo” potrà fare apparire coloro che lo tracceranno per primi, come dei folli, degli eretici, degli irrispettosi della tradizione, dei traditori della vera fede… ma se Dio ha messo nel nostro cuore questa sana inquietudine, allora è nostro compito metterci in cammino.

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