Noi schiavi del sabato

Le nostre liturgie stanno perdendo di significato, ma non perché non sono importanti, semplicemente perché sono “costruite” da uomini di secoli fa e non corrispondono più alla spiritualità delle donne e uomini di questo nostro secolo. Le aggiunte apportate in duemila anni stanno soffocando il vero significato della celebrazione eucaristica, comunitaria.

Il Vangelo di Luca, al capitolo 6, nei versetti 1-5 ci parla del sabato e io provo a vederci l’avvertimento che Gesù rivolge a chi scrive leggi umane con le quali, poi, imprigiona l’azione dello Spirito.

𝑈𝑛 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑠𝑎𝑏𝑎𝑡𝑜; 𝐺𝑒𝑠𝑢̀ 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑣𝑎 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑐𝑎𝑚𝑝𝑖 𝑑𝑖 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑒 𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑒𝑝𝑜𝑙𝑖 𝑐𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑒 𝑚𝑎𝑛𝑔𝑖𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑠𝑝𝑖𝑔ℎ𝑒, 𝑠𝑓𝑟𝑒𝑔𝑎𝑛𝑑𝑜𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑒 𝑚𝑎𝑛𝑖. 𝐴𝑙𝑐𝑢𝑛𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑖𝑠𝑒𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒𝑟𝑜: «𝑃𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑓𝑎𝑡𝑒 𝑐𝑖𝑜̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑠𝑎𝑏𝑎𝑡𝑜?». 𝐺𝑒𝑠𝑢̀ 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑠𝑒: «𝐴𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑎𝑣𝑒𝑡𝑒 𝑚𝑎𝑖 𝑙𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑐𝑖𝑜̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑓𝑒𝑐𝑒 𝐷𝑎𝑣𝑖𝑑𝑒, 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑓𝑎𝑚𝑒 𝑙𝑢𝑖 𝑒 𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖? 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜̀ 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑠𝑎 𝑑𝑖 𝐷𝑖𝑜, 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒 𝑖 𝑝𝑎𝑛𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑜𝑓𝑓𝑒𝑟𝑡𝑎, 𝑛𝑒 𝑚𝑎𝑛𝑔𝑖𝑜̀ 𝑒 𝑛𝑒 𝑑𝑖𝑒𝑑𝑒 𝑎𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖, 𝑠𝑒𝑏𝑏𝑒𝑛𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑓𝑜𝑠𝑠𝑒 𝑙𝑒𝑐𝑖𝑡𝑜 𝑚𝑎𝑛𝑔𝑖𝑎𝑟𝑙𝑖 𝑠𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑎𝑖 𝑠𝑜𝑙𝑖 𝑠𝑎𝑐𝑒𝑟𝑑𝑜𝑡𝑖?». 𝐸 𝑑𝑖𝑐𝑒𝑣𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜: «𝐼𝑙 𝐹𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑢𝑜𝑚𝑜 𝑒̀ 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑎𝑏𝑎𝑡𝑜». 𝐿𝑢𝑐𝑎 6,1-5.

Anche oggi il Vangelo mi suscita una riflessione sulle nostre liturgie.
Il quadro è fin troppo chiaro: sempre meno cristiani vanno a messa e tantissimi adolescenti e giovani non sopportano più le nostre liturgie. A mio avviso non possiamo continuare a incolpare i “fuggitivi”, ma, se vogliamo davvero cambiare le cose, dobbiamo, una volta per tutte, andare a fondo del problema. Perché tutti i preti e i vescovi si “lamentano” che alla messa c’è sempre meno gente e nonostante tutto continuano imperterriti per la loro strada?

Come dare torto ai nostri figli e nipoti che ci dicono che alla messa non vogliono più partecipare perché per loro ha perso di senso, perché la “spacciamo” loro come un obbligo, perché ne escono uguali a come ne sono entrati; perché si ritrovano a recitare preghiere incomprensibili, perché si stancano, perché alle volte non capiscono i testi biblici che vengono letti, perché l’omelia è noiosa.

Perché nessuno li ascolta?

Perché nessuno si incammina su questa strada del rinnovamento? Papa Francesco ci ha avvisato che siamo in un cambiamento d’epoca e noi pensando ancora che invece siamo in un’epoca di cambiamenti ci accontentiamo di variare qualche canto, di aggiungere qualche gesto, di sostituire un’intenzione della preghiera dei fedeli, di celebrare all’aperto d’estate anziché al chiuso, di variare un orario…

Il cambiamento d’epoca richiede uno stravolgimento e non piccoli aggiustamenti.

Gesù ci avverte di questa cosa e ci dice che siamo diventati 𝙨𝙘𝙝𝙞𝙖𝙫𝙞 𝙙𝙚𝙡 𝙨𝙖𝙗𝙖𝙩𝙤.

Non vogliamo toccare nulla delle nostre liturgie convinti che togliendo, cambiando, sostituendo quello che non va, che non sentiamo più consono alla nostra spiritualità e alla nostra fede, si corra il rischio che qualcosa non funzioni.
Ma non è così! Gesù all’ultima cena non ci ha lasciato un libretto di istruzioni da rispettare pedissequamente. Gesù ci ha lasciato il compito di ricordare quello che lui ha fatto per l’umanità e ci ha invitato a fare altrettanto. Tutto qui. Tutto molto semplice (nella teoria, non dico certo nella pratica).

Se davvero vogliamo essere testimoni del risorto e della nostra fede e vogliamo che di questo Gesù se ne innamorino anche i nostri figli e nipoti, è indispensabile che noi per primi ci liberiamo da questa schiavitù: 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐥’𝐮𝐨𝐦𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚, 𝐦𝐚 𝐥𝐚 𝐥𝐢𝐭𝐮𝐫𝐠𝐢𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐮𝐨𝐦𝐨.

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