IL CAMMINO SPIRITUALE DEL CRISTIANO

Ci ha lascito un grande teologo: Carlo Molari. Due brevi righe di un mio ricordo personale:

π˜Ύπ™€π™’π™š π™₯π™€π™¨π™¨π™žπ™–π™’π™€ π™₯π™–π™§π™‘π™–π™§π™š π™™π™ž π™˜π™€π™¨π™– π™˜π™ž 𝙖𝙨π™₯π™šπ™©π™©π™– 𝙙𝙀π™₯𝙀 𝙑𝙖 π™’π™€π™§π™©π™š? 𝙀’ π™˜π™€π™’π™š π™žπ™‘ π™›π™šπ™©π™€ π™˜π™π™š 𝙝𝙖 π™œπ™žπ™–Μ€ π™ͺ𝙣 π™˜π™šπ™§π™«π™šπ™‘π™‘π™€ 𝙒𝙖 𝙣𝙀𝙣 π™₯π™ͺ𝙀̀ π™˜π™šπ™§π™©π™€ 𝙨𝙖π™₯π™šπ™§π™š π™˜π™€π™¨π™– π™˜’π™šΜ€ 𝙖 π™₯π™€π™˜π™π™ž π™˜π™šπ™£π™©π™žπ™’π™šπ™©π™§π™ž 𝙙𝙖 𝙑π™ͺπ™ž: 𝙨π™ͺ𝙖 π™’π™–π™™π™§π™š, 𝙑’π™–π™§π™žπ™–, π™‘π™š π™¨π™©π™šπ™‘π™‘π™š… 𝙉𝙀𝙣 𝙑𝙀 π™₯π™ͺ𝙀̀ 𝙨𝙖π™₯π™šπ™§π™š π™₯π™šπ™§π™˜π™π™šΜ 𝙣𝙀𝙣 𝙝𝙖 π™‘π™š π™˜π™–π™©π™šπ™œπ™€π™§π™žπ™š π™–π™™π™–π™©π™©π™š.
E’ grossomodo quello che mi sono appuntato tra le tante cose dette da Carlo Molari in un incontro di 6 anni fa a Montefano.
Lo riprendo oggi, nel giorno della sua morte.
Grazie per averci indicato una strada.

Il cammino spirituale del cristiano” Γ¨ l’ultimo libro edito da “Gabrielli editori” che raccoglie prevalentemente le trascrizioni, riviste dall’autore, delle registrazioni dei corsi tenuti negli anni 2012-2019 dal teologo Carlo Molari. Argomenti diversi ma tutte con un tema caro all’autore: come vivere la spiritualitΓ . Di seguito potete trovare un piccolo estratto del volume.

ESERCITARSI AL SILENZIO E ALLA VITA INTERIORE
L’esercizio interiore richiede che ci disponiamo a un coinvolgimento pieno per iniziare con consapevolezza un cammino comune, tenendo presenti due cose fondamentali. La prima: Γ¨ necessario creare un clima di interioritΓ  molto profondo e tutti contribuiamo a crearlo nei luoghi della vita personale cosΓ¬ come in quelli della vita comunitaria in cui gli esercizi vengono svolti. Ovunque ci troviamo dobbiamo essere consapevoli che ciascuno di noi contribuisce al lavoro di tutti, per cui anche nei pensieri, nello sviluppo delle fantasie interiori e degli stati d’animo, dobbiamo
essere consapevoli del lavoro che vogliamo fare. Questo Γ¨ il primo suggerimento: vivere gli esercizi con questa consapevolezza fin da subito, sapendo che ciascuno contribuisce a un lavoro interiore che coinvolge tutte le altre persone, che possono avere anche provenienze ed esperienze diverse. Ricordandoci perΓ² che questo Γ¨ vero sempre in senso generale: quello che noi diventiamo a seguito del lavoro che compiamo su noi stessi ha un influsso diretto sul modo con cui viviamo le nostre relazioni e, quindi, sugli altri con cui interagiamo. Questo comporta una certa fatica, ma darΓ  risultati piΓΉ costruttivi proprio perchΓ©, se riusciamo a lavorare insieme, riusciremo a dare contributi che costituiranno delle ricchezze non tanto per quello che possiamo dirci a parole, quanto per quello che possiamo trasmetterci interiormente, con la presenza, con i messaggi interiori nella preghiera.
Il secondo punto su cui riflettere Γ¨ la necessitΓ  di dedicarci al lavoro interiore mediante il silenzio. Il silenzio non Γ¨ l’ambiente abituale della nostra esistenza, ma Γ¨ importante che ci attrezziamo a saper vivere il silenzio perchΓ© solo cosΓ¬ possiamo costruire nella nostra interioritΓ  e, in questo modo, prepararci a costruire la nostra identitΓ . Si nasce incapaci di fare silenzio. Quando nasciamo abbiamo la necessitΓ  assoluta di farci sentire, di richiamare l’attenzione di chi sta attorno a noi sul fatto che siamo presenti e che abbiamo necessitΓ  di essere accuditi. È un fatto di sopravvivenza. Poi la vita ci chiede di diventare capaci di fare silenzio, perchΓ© Γ¨ solo nel silenzio che costruiamo noi stessi, che facciamo di noi persone nuove per non ripetere sempre le stesse cose, per non agire sempre allo stesso modo, per crescere ed evolvere. All’inizio, nella prima infanzia, il nostro cervello si sviluppa in modo vorticoso e meccanico; in questa fase non Γ¨ possibile costruire il silenzio in noi. Successivamente, finita questa fase di crescita autonoma e automatica, che non dipende da noi e che noi non controlliamo, comincia la necessitΓ  di fare silenzio per continuare a crescere attraverso un processo di apprendimento. PerchΓ© tutto questo possa avvenire Γ¨ necessaria l’abitudine al silenzio, che Γ¨ la condizione per accogliere i flussi che ci attraversano e che, perchΓ© possano penetrare, necessitano di spazi di apertura che sono ambiti silenziosi perchΓ© possano essere ascoltati, zone di silenzio interiore dove noi possiamo vivere come persone. La necessitΓ  di un atteggiamento e di un coinvolgimento personale di questo tipo certamente crea in tutti un po’ di difficoltΓ  per lo stile e il ritmo delle giornate dedicate agli esercizi. Per questo occorre essere molto attenti ed entrare dentro di noi per analizzare le nostre reazioni, i nostri sentimenti, il nostro modo di procedere. La cosa sarΓ  piΓΉ facile se ci impegneremo a creare insieme un clima di silenzio e di interioritΓ  in cui ci aiutiamo reciprocamente.
Dobbiamo anche tenere presente che coltivare spazi di silenzio e di ascolto di se stessi Γ¨ realmente un’esigenza dell’umanitΓ  di oggi, con i mezzi di comunicazione che stanno modificando le nostre strutture interiori, anche in senso positivo. Il nostro cervello sta fisicamente cambiando per l’uso continuo di questi mezzi – che certamente sono una conquista e non sono da demonizzare – per cui, dobbiamo renderci conto, il loro utilizzo richiede che si sviluppino spazi di interioritΓ  piΓΉ profondi perchΓ©, altrimenti, si possono creare danni notevoli proprio nel modo di pensare. Un secolo fa si avevano possibilitΓ  di pensare e riflettere molto maggiori di quante ne abbiamo noi oggi, anche come disponibilitΓ  di tempo. Oggi potremmo vivere continuamente fuori di noi, nel senso che potremmo metterci continuamente in visione di qualcosa o in ascolto di qualcuno attraverso la tecnologia; e questo facilita l’uscita da noi stessi. L’umanitΓ  non Γ¨ diventata peggiore di un tempo, ma viviamo in condizioni che favoriscono l’esteriorizzazione della nostra vita, per cui rischiamo di vivere continuamente appoggiati sugli altri che parlano, sulla musica che ascoltiamo, sugli eventi di cui veniamo a conoscenza. Potremmo passare ore sui social network continuamente seguendo il filo delle riflessioni di altre persone da cui ci sentiamo sollecitati. E saremmo sempre fuori di noi. Il punto debole di questa modalitΓ  nuova di vivere Γ¨ il rischio di non avere spazi di riflessione interiore, di analisi delle nostre dinamiche interiori; questa Γ¨ una possibilitΓ  concreta, ma condurrebbe a superficialitΓ  di vita.
Proprio per questo, attraverso l’esercizio, Γ¨ necessario dare molto valore al silenzio; non soltanto al silenzio esteriore per non disturbarci reciprocamente – durante lo svolgimento degli esercizi in gruppo neanche col saluto mattutino, di cui non c’è bisogno perchΓ© giΓ  si attua una comunicazione interiore, proprio col silenzio – ma alla creazione di uno
spazio di ascolto dentro noi stessi, liberandoci dai pensieri estranei e mantenendo alto il nostro coinvolgimento e la nostra tensione al silenzio, che Γ¨ controllo delle nostre fantasie e dei nostri desideri. È l’impegno a creare il clima di interioritΓ  necessario per il cammino; un clima che Γ¨ sΓ¬ artificiale e non puΓ² essere permanente, perΓ² Γ¨ efficace per
esercitarci a vivere questa nuova stagione culturale che da qualche anno stiamo attraversando. Noi ancora, intendo le persone piΓΉ anziane, apparteniamo a un altro stile di esistenza, ma le nuove generazioni hanno bisogno di testimonianza, hanno bisogno di incontrare persone che abbiano un’interioritΓ  profonda perchΓ© anche loro ne sentano l’esigenza.

Questo Γ¨ un compito molto importante anche dal punto di vista culturale, non solo per noi e per il nostro ambiente, ma per far fiorire delle qualitΓ  umane oggi particolarmente necessarie proprio a causa dello stile nuovo che si sta diffondendo nell’umanitΓ . Che, ribadisco, Γ¨ una ricchezza, ma lo Γ¨ solamente a condizione che ci sia una ricchezza interiore che prima non era cosΓ¬ necessaria anche perchΓ©, per quello che era possibile, veniva data dallo stile di vita stesso: camminare a piedi o viaggiare su un asino o a cavallo erano situazioni che consentivano riflessione e solitudine. È chiara quindi, anche guardando le cose in questa prospettiva, la svolta culturale che stiamo vivendo e che riserva delle sorprese perchΓ© non conosciamo bene l’esito di un utilizzo cosΓ¬ intenso dei mezzi di comunicazione che abbiamo e, quindi, le eventuali possibili conseguenze deteriori anche dal punto di vista mentale e medico. È dunque importante cominciare fin dall’inizio, col silenzio, a percorrere il nostro cammino di vita spirituale. Il lavoro piΓΉ importante dell’esercizio interiore Γ¨ quello che compiamo negli spazi vuoti dedicati al lavoro dentro di noi.
Per questo, ai principali temi di riflessione segue una β€œmeditazione personale” come stimolo ad avviare il lavoro di introspezione che poi ciascuno adatta alla propria condizione, o ne aggiunge altro, a seconda delle necessitΓ  che man mano emergono. È importante capire che il tempo prezioso Γ¨ quello riservato all’attivitΓ  personale di ciascuno, durante il quale Γ¨ necessaria attenzione per dedicarsi ai pensieri che vogliamo fare nostri e una certa disciplina perchΓ© non diventi un momento di dispersione. È un’esercitazione che comincia attraverso la disciplina del pensiero, degli
stati d’animo, delle emozioni. Il tempo che vogliamo dedicare al silenzio, all’introspezione e all’esercizio interiore Γ¨ il piΓΉ prezioso di tutto questo lavoro, anche piΓΉ prezioso dei momenti comunitari: Γ¨ la ragione fondamentale degli esercizi spirituali. I momenti della pratica religiosa non sono di per sΓ© essenziali per la vita spirituale, e infatti ci sono anche delle spiritualitΓ  laiche proprio perchΓ© lo sviluppo spirituale Γ¨ un’esigenza reale dell’umanitΓ  in sΓ©. Su questo tutti sono d’accordo, o per lo meno i maggiori uomini di cultura concordano su questo punto. Non dobbiamo
identificare, di per sΓ©, l’esigenza di vita spirituale con la pratica religiosa, anche se molti di noi vivono la loro spiritualitΓ  come spiritualitΓ  religiosa, per cui vedremo cosa questa dimensione aggiunge alla vita spirituale. In ogni caso, la vita spirituale comincia con la pratica del silenzio, tema che approfondiremo perchΓ© diventi proprio un atteggiamento interiore.
Il punto da cui partire Γ¨ la consapevolezza, acquisire una sempre piΓΉ piena consapevolezza per un pieno coinvolgimento nel lavoro spirituale. Dobbiamo prendere coscienza che l’esercizio interiore Γ¨ un vero e proprio lavoro che dobbiamo fare attraverso la riflessione, nel silenzio. L’esercizio Γ¨ piΓΉ importante che l’ascolto e l’apprendimento di nuove cose, per cui il lavoro da fare non Γ¨ ascoltare – leggere – queste mie considerazioni e fare qualche riflessione, ma esercitarci, cioΓ¨ mettere in moto dinamiche spirituali in ordine a diversi temi: revisione e recupero del nostro
passato, riconciliazione, trasmissione di misericordia nei confronti di persone con cui abbiamo vissuto momenti negativi, attesa del futuro. È esercitarci all’ascolto perchΓ©, come papa Francesco ci ricorda, non c’è accoglienza senza ascolto e non c’è ascolto senza il silenzio interiore, e quindi senza la capacitΓ  di introdurre nuove parole che non abbiamo ancora mai ascoltato; che non sono, si badi bene, le parole che dico io dall’esterno, ma sono quelle che sorgono dal di dentro, nella nostra interioritΓ . L’esercizio Γ¨ necessario perchΓ© modifica anche la struttura del nostro cervello introducendo nuove connessioni cerebrali e gestendo le connessioni che giΓ  esistono: Γ¨ un lavoro che coinvolge tutta la persona e in questo senso noi dobbiamo impegnarci esercitandoci. Due sono i termini che dobbiamo avere molto chiari: il primo Γ¨ β€œlavoro”, un’attivitΓ  concreta che richiede l’impegno di dedicare tempo all’esercizio; il secondo termine Γ¨ β€œspirituale”, nel senso che riguarda la nostra dimensione interiore. Sono concetti su cui tornerΓ² a piΓΉ riprese, perchΓ© si approfondiscono man mano che si procede nel cammino.

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