DIO NON E’ UN SALESMAN

Giovanni ci racconta di Gesù che sale a Gerusalemme, entra nel tempio e scaccia i mercanti. Ecco un breve commento a questo passo evangelico.

Altro che saldi di fine stagione… qui è tutto gratis! Approfittate gente!!!
Al mercato è così. C’è chi espone la mercanzia, c’è chi attira i compratori e ci sono i clienti che sanno (perché così funziona l’economia) che a fronte di un prezzo da pagare, si può ottenere in cambio la merce desiderata.
Siamo cresciuti con queste categorie: io pago, tu mi dai il prodotto. Io presto a te la mia manodopera e tu mi paghi il salario. E le abbiamo trasportate purtroppo anche nel campo della nostra vita di fede. Io do un euro all’offertorio e sono tranquillo con la coscienza. Recito un rosario e sono in grazia della Madonna. Sono transitato per la porta santa, ho quindi diritto alla remissione dei peccati. E potrei continuare. Ma Gesù nel Vangelo (Gv 2,13-22) grida un avvertimento molto chiaro: «…e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato» La casa del Padre non è la fiera del santo patrono con tante bancarelle attraenti dove comprare le cose. Dio non è un salesman; non deve per forza venderci qualcosa né noi dobbiamo pagare per ottenere. La grazia si chiama così proprio perché non prevede nessun pagamento. Grazia deriva dal latino “gratia” il cui ablativo plurale è “gratiis”. Dio non ci aspetta al varco con registro alla mano per conteggiare le preghiere che abbiamo detto, i rosari che abbiamo sgranato.. Dio ci dona la sua grazia. Gesù, nell’eucarestia si offre a noi peccatori che mai potremmo essere degni di Lui (neanche se poco prima abbiamo acceso dieci ceri), ma Lui questo lo sa, Lui è il creatore, noi siamo sue creature, imperfette, incomplete, incapaci di contenerlo pienamente. L’unica cosa che dobbiamo fare e credere nel suo Amore, nel suo progetto di Vita e operare giorno dopo giorno, minuto dopo minuto alla costruzione del Regno di Dio. Come? Mettendoci alla sequela di Gesù Cristo. Amando chi non ci ama. Perdonando chi ci fa del male. Portando un sorriso a chi è triste. Una parola di conforto a chi è nel dolore. Un aiuto concreto a chi soffre di fame. Educando i più piccoli all’amore, alla disponibilità verso l’altro, all’accoglienza. Affiancando i più vecchi nei loro problemi, nei loro acciacchi. E’ così che funziona nella casa del Padre. «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.» (Mt 7,21) Ah… dimenticavo una cosa: tranquilli, il Signore ci aspetta; la promozione non scade domenica.

Dal Vangelo secondo Giovanni 2,13-25.

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.
Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».
I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome.
Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti
e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c’è in ogni uomo.

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