Perdono di Assisi #1

Tre riflessioni, una per ogni giorno, per un piccolo triduo in preparazione al “Perdono di Assisi” del 2 Agosto.

San Francesco, con la sua vita ci ha mostrato come l’uomo e la donna devono porsi alla sequela di Gesù Cristo e come rapportarsi al Padre. Per queste tre brevi riflessioni in preparazione alla festività del perdono che ogni anno cade il 2 agosto, ho estratto altrettante “azioni” compiute dal santo di Assisi:

1 – PREDICARE AI FIORI

2 – USARE PAROLE CHE E’ MEGLIO NON RIFERIRE

3 – INCOMINCIARE, SEMPRE E DI NUOVO.

Iniziamo dal primo comportamento che troviamo raccontato da Tommaso da Celano nella “Vita prima”: predicare ai fiori.

Se vedeva distese di fiori, si fermava a predicare loro.

Alcune narrazioni proposte dalla religione giudaico-cristiana ci hanno fatto deviare. Un’errata interpretazione della Genesi ha illuso l’umanità facendole credere che fosse volere di Dio il dominare e soggiogare tutta la creazione. Gli uomini, per secoli, hanno creduto (e forse lo credono ancora) di essere parte di una realtà chiamata “terra” che si contrapponeva ad un’altra “realtà” chiamata “cielo” e che i due “mondi” si potevano appena sfiorare e che il cielo fosse solo la casa di Dio e la meta finale dell’uomo. Credendo quindi che l’uomo e la donna erano fatti per il paradiso, ma erano costretti a vivere sulla terra in attesa di un tempo migliore dopo la morte.

San Francesco, mille anni fa, aveva capito chi era l’uomo e chi era Dio. Aveva intuito i segreti di tutte le creature («E finalmente chiamava tutte le creature col nome di fratello e sorella, intuendone i segreti in modo mirabile e noto a nessun altro, perché aveva conquistato la libertà della gloria riservata ai figli di Dio») e aveva instaurato con loro un rapporto di fratellanza. Ogni fiore, animale e creatura inanimata era sua sorella e suo fratello.

Il santo di Assisi ci ricorda che l’uomo e la donna sono «adāmā», sono terra, provengono da essa e non possono far altro che sentirsi un tutt’uno con le altre creature e con la terra stessa; ecco l’umiltà di Francesco, dal latino «humus», terra.

E allora, gli resta semplice predicare ai fiori e parlare agli uccelli. Perché ognuna/o di noi riceve qualcosa, riceve vita, da un’ape, da un lombrico, da un’aquila che vola sopra le nostre teste, da un fiore che ci colora e profuma il cammino, da un albero che ci rinfresca con la sua ombra, dall’acqua che miracolosamente ci disseta e ci tiene in vita…

Guardiamo con occhi e cuore diversi queste nostre sorelle e fratelli; parliamo con loro e soprattutto… ascoltiamoli!

Ti potrebbe interessare anche...