SE LA CHIESA DIVENTA PIU’ BELLA

Per Querida Amazonia la Chiesa può diventare più bella.

Mi pare di poter dire, senza timore di smentita, che l’esortazione apostolica di papa Francesco Querida Amazonia, era attesa soprattutto per capire cosa il pontefice avrebbe scritto in merito ai “viri probati” e all’eventuale apertura o meno al celibato dei preti.

Il documento è stato reso pubblico, coloro che fremevano si sono chetati (spero) e quindi abbiamo la predisposizione giusta per affrontare anche altri argomenti presenti tra questi 111 paragrafi che, non so perché, ma pare siano passati in secondo piano.

Vorrei soffermarmi su quanto segue: innanzitutto sottolineare che al numero 5 c’è scritto che il papa indirizza «questa Esortazione a tutto il mondo», pertanto non riguarda solo i popoli che abitano in Amazzonia ma anche noi che siamo quasi dall’altra parte del globo. Le parole di Francesco ci chiamano in causa perché la casa è “comune” e perché siamo un’unica Chiesa.

Gli aspetti che mi sono sembrati davvero importanti e che meriterebbero un’analisi e un dibattito più approfonditi rispetto a queste mie poche righe sono così espressi «Tutto ciò che la Chiesa offre deve incarnarsi in maniera originale in ciascun luogo del mondo, così che la Sposa di Cristo assuma volti multiformi che manifestino meglio l’inesauribile ricchezza della grazia».

Contro coloro che predicano un arroccamento su posizioni indiscutibili e incontrovertibili, depositarie della verità, il papa sta dicendo che la Chiesa deve “incarnarsi” e lo deve fare in “maniera originale” quindi sono da escludere programmi di evangelizzazione fotocopia o copia-incolla, perché ogni caso è a sé, ogni caso è originale e questo è bello proprio perché solo così facendo la chiesa “Sposa di Cristo” può assumere “volti multiformi che manifestino meglio l’inesauribile ricchezza della grazia”.

L’esempio parte proprio dall’Amazzonia che ha una cultura e delle tradizioni spesso molto distanti dalle nostre ma che con l’impegno possono «donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici».

A coloro (ma questo è un mio personale parere) si erano spaventati della “pachamama” il documento post sinodale precisa «La Chiesa […] riconfigura sempre la propria identità nell’ascolto e nel dialogo con le persone, le realtà e le storie del suo territorio. In tal modo, potrà svilupparsi sempre di più un necessario processo di inculturazione, che non disprezza nulla di quanto di buono già esiste nelle culture amazzoniche, ma lo raccoglie e lo porta a pienezza alla luce del Vangelo.»

E ci ricorda che la «Tradizione della Chiesa, non è un deposito statico né un pezzo da museo, ma la radice di un albero che cresce».

Forse qui, tra di destinatari, potrei metterci anche i pii devoti tanto spaventati e indaffarati a mantenere integra la purezza della loro religione e avvisarli che «la Chiesa stessa vive un percorso ricettivo, che la arricchisce di ciò che lo Spirito aveva già misteriosamente seminato in quella cultura. In tal modo, lo Spirito Santo abbellisce la Chiesa, mostrandole nuovi aspetti della Rivelazione e regalandole un nuovo volto.»  La chiesa cambia, modifica la sua fisionomia e se non capiamo questo perché convinti che sia impossibile o inaccettabile una crescita, correremo (stiamo già in questa strada) il rischio di non sapere apprezzare il fatto che questa nostra Chiesta possa diventare più bella, rischiando di non riconoscerla neanche più.

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