Le terribili apparizioni
Il 6 Luglio 1973, ad Akita, in Giappone, la madonna sarebbe apparsa a suor Agnese Katsuko Sasagawa e le avrebbe riferito parole terribili.
Quando Rudolf Otto, parlando dell’esperienza con il sacro, con la realtà del numen, la definì “un incontro con il mysterium tremendum et fascinans“, non aveva di certo in mente l’esperienza terrificante della religiosa dell’ordine delle serve dell’eucarestia. (anche perché era già morto da oltre trent’anni).
Per il teologo tedesco, trovarsi «al cospetto di quel che è il mistero ineffabile, superiore ad ogni creatura» e di cui «noi non ne possiamo parlare propriamente in alcun modo o pochissimo» ha acquistato sempre, per tutti coloro che ne sono stati partecipi, un carattere di tremendum,
«in tutte le possibili gradazioni dell’umana esperienza: dal timore oscuro e ancestrale degli spiriti, all’ossequio reverenziale alla divina majestas, fino al puro trasalimento di fronte all’Infinito», completato «ulteriormente nel corrispettivo illimitato orizzonte del fascinans captivante, attraente, irresistibile – affascinante, per l’appunto, nel più proprio senso del termine – fino all’audace simbolismo interpersonale dell’amor sacro e delle nozze mistiche.» [1]
Nel caso giapponese, invece, l’esperienza che la suora sostenne di aver vissuto ha più caratteri simili alla maledizione che alla bellezza (seppur oscillante tra i due limiti del tremendo e dell’affascinante).
Leggendo le parole riportate dalla “veggente” nipponica, appare evidente il retaggio di una religiosità che non ha più diritto di cittadinanza in questo nostro XXI secolo; una devozione a un Dio che non è certo quello di Gesù; un’immagine di Dio che i cattolici si sono costruiti nei secoli, coprendo con assurdità la bellezza, e la purezza del messaggio originario. In questa “esperienza mistica” di Akita, anche Maria ne esce fuori “malconcia” a giudicare dalle parole che suor Agnese dice di aver udito dalla sua bocca.
Ma andiamo a leggere parte del contenuto di questa apparizione. La religiosa è davanti alla statua lignea e sente pronunciare le seguenti parole sconcertanti: «Affinché il mondo possa conoscere la Sua ira, il Padre Celeste si sta preparando a infliggere un grande castigo su tutta l’umanità. Con mio Figlio sono intervenuta tante volte per placare l’ira del Padre. Ho impedito l’arrivo di calamità offrendogli le sofferenze del Figlio sulla Croce, il Suo prezioso sangue e le anime dilette che Lo consolano formando una schiera di anime vittime».
Credo che dopo un’apparizione di questo genere, le uniche due reazioni ammissibili possano essere: 1) non è vero, Maria non può parlare così e Dio non può essere come lei lo descrive. 2) Se è vero, allora divento ateo o cambio religione.
Ritengo inutile andare a commentare tutte le affermazioni anti-evangeliche contenute in questa breve “dichiarazione” della madonna di Akira, essendo ben chiare agli occhi di ognunə di noi.
Purtroppo però, questa apparizione di luglio non è stata l’unica, ma il 13 ottobre dello stesso anno, Maria si sarebbe nuovamente presentata alla suora per rivelarle altre atrocità: «Come ti ho detto, se gli uomini non si pentiranno e non miglioreranno sé stessi, il Padre infliggerà un terribile castigo su tutta l’umanità. Sarà un castigo più grande del Diluvio, tale come non se ne è mai visto prima. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà via una gran parte dell’umanità, i buoni come i cattivi, senza risparmiare né preti né fedeli. I sopravvissuti si troveranno così afflitti che invidieranno i morti. Le sole armi che vi restano sono il Rosario e il Segno lasciato da Mio Figlio. Recitate ogni giorno la preghiera del Rosario. Con il Rosario pregate per il Papa, i vescovi e i preti.»
Anche qui, evito ogni commento che risulterebbe del tutto superfluo, e mi limito a suggerire alla “chiesa ufficiale” di avere il coraggio che fino ad oggi le è mancato per denunciare in modo esplicito che questi racconti fanno più male che bene alla fede, al cristianesimo, alla chiesa e soprattutto si dimostrano, per citare John S. Spong, quando parla delle parole usate nelle nostre liturgie «nel migliore dei casi sgradevoli e nel peggiore repellenti.»
[1] M.C. Minutiello, Specchi del sacro. Forme del simbolismo nelle religioni, Vincenzo Grasso Editore, Padova, 2012, p. 12.