…MA IL MONDO CONTINUA A MORIRE
Non ricordo l’anno esatto, forse il 1898 o il 1990; ma ho bene impresso nella memoria quella messa serale di una domenica di Avvento nella quale, prima della benedizione finale, il mio parroco apre un libro che teneva sul suo leggio e inizia a leggere un brano di appena due pagine.
Io e la mia futura moglie, che stava al mio fianco, veniamo colpiti (e la stessa cosa accadde a tutta l’assemblea) dalle prime righe che il sacerdote ci legge e ascoltiamo con estremo interesse. Ogni frase risuona pesantemente in quella cattedrale e colpisce il nostro cuore con ferocia.
Terminata la messa, non resistito e corro in sacrestia per chiedere al mio parroco il titolo e l’autore di quel libro dal quale aveva estratto parole inusuali e stupende.
Il parroco mi mostra un volume il cui titolo era “Alla finestra la speranza”, scritto da un vescovo il cui nome non avevo mai sentito e che scoprii (salvo per la sua diocesi) a quel tempo era sconosciuto a tanta altra gente. Quel vescovo mi divenne subito “simpatico” quando nella seconda di copertina trovai scritto «Antonio Bello (affettuosamente chiamato don Tonino)…»
Oggi, una precisazione del genere non si userebbe più e avrebbe poco senso, ma 30 anni fa, quando la maggior parte dei vescovi si posizionava ancora nella sfera del “sua eminenza”, questa precisazione “biografica” aveva il potere di aprirti il cuore.
Beh, il resto credo lo conoscono tutti; don Tonino è diventato un santo, “famoso” in tutta la chiesa grazie al suo operato (troppo breve) e ai suoi scritti che ci appaiono sempre attuali e freschi.
In questo periodo di avvento, mi è quindi tornato in mente questo personalissimo episodio che mi ha spinto a rileggere gli “auguri scomodi” che don Tonino di ha lasciato. L’unico rammarico è che il suo desiderio di vedere un mondo migliore non si è ancora realizzato, ma possiamo fare nostra la sua fiducia che in questo «nostro vecchio mondo che muore» ci sia posto ancora per la nascita di una speranza.